testo tratto dalla recensione di Luciano Tonellato, Istituto Veneto di Terapia Familiare
La rivista, pubblicata da poco, racchiude gli articoli di Katia Giacometti, e di Luca Pappalardo, entrambi didatti IAF.F.
L’articolo di Katia Giacometti “La relazione terapeutica e lo spazio intersoggettivo nella clinica familiare”, apre la seconda parte della Rivista. Nasce da un lavoro e un’attenzione che l’autrice ha avuto per molti anni su questi temi e ha quindi i requisiti per porsi come momento di sintesi di grande spessore. Allo stesso tempo è capace di aprire degli ulteriori spazi riflessivi sul nostro entrare in relazione, in particolare come terapeuti, a prescindere dal modello di appartenenza «per mostrare l’utilità di alcuni di questi concetti –nello specifico l’intersoggettività- nella clinica con le famiglie». L’esperienza intersoggettiva viene concettualizzata come luogo in cui co-creare un incontro con l’altro in grado di aprire a risposte non stereotipate, ma realmente in grado di far emergere nuove versioni di sé. Viceversa una distorsione di tale esperienza viene posta all’origine della patologia dei legami. L’autrice si interroga e delinea quali siano le condizioni per cui la relazione psicoterapica possa fungere da esperienza correttiva, e i presupposti necessari a costruire un’esperienza intersoggettiva, obiettivo vero della stessa psicoterapia, vengono individuati nell’ascolto, nella sintonizzazione, flessibilità di risposta, negoziazione e condivisione. Una vignetta clinica permette di cogliere efficacia e coerenza dell’intervento di cura.
L’articolo di Luca Pappalardo, “Di cosa parliamo con i nostri pazienti?”, trae le sue origini filosofico-teoriche dallo ‘storico’ volume dal titolo Il legame disperante che Cigoli, Galimberti e Mombelli, in cui gli autori delineavano elementi guida per uscire dalla mera soggettività e offrire al contraddittorio, all’intersoggettività, la possibilità di ‘entrare’ nella discordia di complessi processi separativi, offrendo alla famiglia e al Giudice elementi di ricostruzione di senso della vicenda familiare in grado di dare, appunto, un senso a cosa aveva condotto la relazione tra gli ex coniugi a comportamenti dannosi per l’intera famiglia ed in particolare per l’ultima generazione: i figli. L’autore apre con una riflessione ampia e completa in grado di dare spessore e ‘credibilità’ alla proposta, ma l’originalità del contributo è soprattutto di proporre l’analisi del contenuto come strumento formativo oltre che un valido supporto all’interno dell’operato del Consulente nel contesto psicogiuridico. Inoltre guida il lettore, passo passo, alla sua applicazione pratica, esplicitando tutto il processo mentale che dovrebbe guidare l’analista. Una tecnica e al tempo stesso uno strumento formativo.